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Costruire e ricostruire

Abbiamo ancora tutti negli occhi la furia della devastazione del terremoto che ha colpito alcune zone del centro Italia lo scorso 24 agosto.

E abbiamo nel cuore e nelle preghiere i 296 morti e i loro familiari.

Anche perché, in un certo senso, questo terremoto è entrato nelle nostre case, nelle nostre famiglie, perché tutti conosciamo qualcuno che ha un legame con le zone di Amatrice e dintorni che siano colleghi, amici o parenti.

E se pensiamo alla gara di solidarietà che si è scatenata e alle centinaia di volontari che si sono adoperati da subito, dobbiamo rilevare che questa esperienza, pur nella sua drammaticità, ci insegna quanto l’emergenza non abbia colori, non abbia partiti e nemmeno religioni, non abbia confini. E ci dice anche che, nel bisogno, la solidarietà diventa contagiosa. Lo hanno sperimentato direttamente anche le ACLI di Roma. Alla luce della collaudata collaborazione avviata da tempo con Croce Rossa di Roma, veri e propri professionisti dell’emergenza, è stato spontaneo coordinarci con loro per capire le reali necessità e non disperdere la generosità che tantissime persone hanno dimostrato da subito.

Solo nei primissimi giorni a ridosso del terremoto, con i nostri due taxi sociali che gestiamo insieme al I Municipio e con il supporto di altri due furgoni, abbiamo fatto circa 80 viaggi tra circoli ACLI, parrocchie, privati cittadini, punti di raccolta nelle tante sedi di Caf e Patronato in tutta Roma.

Grazie all’effetto catalizzatore di Croce Rossa, siamo anche andati a raccogliere materiali anche in numerosi circoli PD, allargando la nostra rete e il suo potere moltiplicatore che fa valorizzare le eccellenze ed evitare sovrapposizioni, favorendo la complementarietà al di fuori delle appartenenze e lavorando in un’ottica di comunità.

Un risultato che arriva dopo mesi di impegno volto a contribuire alla ricostruzione del tessuto sociale della nostra città sfilacciato a causa delle inchieste di Mafia Capitale che avevano fatto emergere – a ancora stanno stanando – un terribile mondo di mezzo fatto di illegalità e malaffare.

Quindi, dietro quelle migliaia di scatoloni recuperati e portati alla Croce Rossa o recapitati dai nostri volontari alla Caritas di Rieti grazie al prezioso aiuto delle ACLI reatine, c’è anche più dell’aiuto concreto ai terremotati.

C’è il valore simbolico di una città che si mette in moto negli ultimi giorni di ferie e fa circolare i suoi anticorpi buoni.

C’è quel piccolo esercito della solidarietà fatto da tanti volontari, compresi tanti nostri ragazzi di Servizio Civile.

C’è una rete che ormai è il carattere distintivo, il marchio, potremmo dire, della nostra azione sociale.

Così, anche questa esperienza può essere un esempio di sussidiarietà circolare pienamente agita, dove si incontrano pubblico, privato e società civile per il Bene Comune.

Un modello virtuoso che comprende anche organizzazioni sociali politicamente non schierate, come la nostra e che deve diventare la cifra della buona politica di questa città.

Dall’onda sismica distruttiva, a quella emotiva, che ha messo in moto la gara di solidarietà, ora è tempo di passare all’onda costruttiva che ci chiama alla corresponsabilità soprattutto nel momento in cui i riflettori cominceranno a spegnersi.

E se nelle zone terremotate c’è bisogno di spazzare le macerie e ricostruire le case e, pian piano, la vita di prima, anche qui, nella capitale, c’è bisogno di pilastri solidi su cui far ripartire la città e la comunità di cittadini.

Purtroppo la macchina amministrativa stenta ancora a decollare, e in queste prime settimane di settembre, sembra di essere tornati sull’ottovolante che aveva sballottato la città lo scorso anno.

Riusciremo ad avere un governo degno di questa città e della sua storia? A non offuscare la bellezza della solidarietà che dimostrano i cittadini con le beghe di Palazzo? Non vogliamo –e non possiamo – perdere la Speranza.

D’altra parte settembre è per tutti il mese della ripartenza. E abbiamo bisogno tutti di un nuovo inizio. Ma che cominci per davvero!