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“il pane A Chi Serve” tra le buone prassi promosse dall’EXPO 2015

Spreco alimentare: quando “Nutrire il Pianeta” non è soltanto uno slogan
di STEFANO PASTA

(fonte: www.repubblica.it )

ore 11.23 del 1 novembre 2015 

Il tema al centro di Expo 2015 appena concluso, è stata la fame e il recupero del cibo sprecato: 1,6 bilioni di tonnellate l’anno, un numero a dodici zeri. Le buone prassi sul tema e una legge per abolirlo sta per essere approvata. Decisiva è la sinergia tra Onlus, grande distribuzione e istituzioni

MILANO – La lotta alla fame, il tema al centro di Expo 2015 appena concluso, passa anche dal recupero del cibo sprecato: 1,6 bilioni di tonnellate l’anno, un numero a dodici zeri. L’Esposizione Universale è stata l’occasione per presentare buone prassi sul tema. Nel frattempo, a Roma, una legge sullo spreco zero sta per essere approvata, mentre il Ministero per le Politiche agricole e alimentari ha creato un tavolo operativo. Decisiva è la sinergia tra onlus, grande distribuzione e istituzioni. La potenzialità del Web 2.0, gli esempi di cittadini che si scambiano il cibo grazie alle app.

Far diventare realtà lo slogan “Nutrire il Pianeta”. È questa la sfida più importante del post Expo 2015. L’Esposizione Universale è stata infatti l’occasione per fare il punto su come combattere la fame anche a partire dallo spreco di cibo. Da tempo i numeri indicano l’emergenza  –  ma anche la potenzialità  –  del buon cibo in pattumiera: secondo la Fao, ne vengono eliminate 1,6 bilioni di tonnellate, per un valore di 936 bilioni di dollari, a fronte di una persona su nove cronicamente sottoalimentata. In Italia, invece, il cibo dilapidato vale lo 0.57% del Pil. Se le derrate buttate venissero recuperate, basterebbero a sfamare quattro volte i 795 milioni di denutriti di tutto il mondo. Per contrastare lo spreco, la chiave è una sinergia tra terzo settore, grande distribuzione, istituzioni e singoli cittadini che si organizzano, magari con una app installata sullo smartphone.

Refettorio Ambrosiano, chef stellati cucinano gli scarti di Expo. Il Refettorio Ambrosiano, l’ex teatro nel quartiere di Greco trasformato in una mensa per i poveri con arredi d’eccellenza, è stato uno dei protagonisti di Expo. Sono passati da qui gli chef internazionali arrivati per l’Esposizione, dal francese Alain Ducasse al danese René Redzepi, spesso accompagnati da Massimo Bottura, il cuoco stellato che ha avuto l’idea del Refettorio Ambrosiano. Hanno cucinato solamente con avanzi recuperati da Caritas tra i padiglioni: 15 tonnellate di cibo, 10 delle quali finite sui fornelli del Refettorio, mentre 5 sono state distribuite dai centri d’ascolto delle parrocchie. Ora si continuerà a dare da mangiare a 90 persone ogni sera, grazie ad accordi con varie catene e aziende.

Il Banco Alimentare e l’accordo tra Acli e fornai romani. Tra le realtà del terzo settore, il Banco Alimentare è l’esperto per eccellenza, unica realtà italiana inserita nelle “Best Sustainable Development Practices”, il bando indetto da Feeding Knowledge (programma di Expo 2015) per la cooperazione nella ricerca e l’innovazione sulla Food Security. Grazie ad accordi con mense e grande distribuzione, nel 2014 ha recuperato 1.043.351 piatti pronti (di cui un quarto solo a Milano) e 40.767 tonnellate di cibo, poi redistribuito a persone bisognose.

La fame è infatti un problema anche italiano. Secondo l’Istat, la povertà alimentare assoluta e quella relativa riguardano 6 milioni e 20mila persone, cioè un decimo degli italiani è senza cibo e beni primari, mentre l’Unicef sottolinea che il 16% delle famiglie con bambini, una volta ogni due giorni, non è in grado di garantire ai figli un pasto sostanzioso. Le Acli di Roma, invece, hanno ideato “Il pane A chi serve” (http://ilpaneachiserve. it/), che ha avuto il patrocinio di Expo. Si basa su un link solidale, grazie al Web, tra l’offerta (“il pane del giorno prima”) e il bisogno (chi nel territorio contrasta la povertà). Concretamente, le associazioni che aderiscono al progetto ritirano, in orari, quantità e modalità convenute, il pane presso il fornaio più vicino.

La grande distribuzione, le eccedenze vanno a buon fine. Strategico è il ruolo della grande distribuzione, da cui dipende solo il 5% degli sprechi ma che concentra cibo: ogni metro quadro di un supermercato produce sei chili di invenduto l’anno. La Coop, con il proprio supermercato tra i padiglioni di Expo, ha sperimentato varie azioni, dagli accordi con le ong (è uno dei partner del Refettorio Ambrosiano) a campagne educative nelle scuole contro il cibo in pattumiera. Nel 2014, solo in Lombardia, il suo progetto “Buon Fine” della Coop ha recuperato 635.140 chili di alimenti (per un valore di 3,3 milioni di euro), donati a 78 onlus convenzionate. Le eccedenze andate a buon fine sono confezioni con problemi di impacchettamento, prodotti freschi ammaccati o con data di scadenza ravvicinata, errori negli ordini, residui di test o attività promozionali, invenduti per eventi sfavorevoli (meteo, scioperi…).

La campagna della scuola di Torino. La Nova Coop, la cooperativa piemontese, ha promosso insieme a Slow Food la campagna informativa #100volticontrolospreco, che ha chiesto a tutti di mandare una foto o uno slogan con l’hashtag contro il cibo in pattumiera. Partita da una cena con avanzi recuperati nel liceo torinese Gioberti, è arrivata all’Expo. Un’altra pratica interessante, molto diffusa all’estero e ora introdotta anche in Italia da varie catene, è invece quella di forti sconti per prodotti in scadenza, anche del 30-50%.

Quando i cittadini usano le app contro lo spreco. Il tasto dolente rimangono comunque le case degli italiani: tra le mura domestiche avviene il 42% dello spreco. Per contrastarlo, gruppi di cittadini si sono organizzati con idee innovative e social. A Bologna è attiva la app S-Cambia Cibo: basta fare una foto con il cellulare all’eccedenza nel frigorifero, caricarla sul Web e indicarne la localizzazione; a breve si verrà contattati da un vicino che magari proporrà uno scambio. Meglio scrocconi che spreconi, insomma. I torinesi possono invece provare Last Minute sotto casa, che funziona in modo simile ma con il coinvolgimento dei negozianti. Sulla piattaforma possono proporre merce in scadenza a prezzi ribassati, offrendo l’opportunità di fare l’affare alle persone iscritte al sistema.

Le istituzioni: la buona prassi di Milano. Ong, grande distribuzione, gruppi di cittadini. Ma ovviamente anche le istituzioni possono fare molto. Al Padiglione Italia, il Comune di Milano ha presentato il progetto “Io non spreco”, che coinvolge 15mila alunni delle scuole della città, dai nidi alle medie, a cui viene fornito un sacchetto per portare a casa gli alimenti (frutta, dessert, pane) che non consumano in mensa. Utile per le famiglie in difficoltà, ma ad alto valore educativo per tutti. In questa direzione, il 28 ottobre, la Regione Lombardia ha approvato la “Legge 250 di riconoscimento e tutela del diritto al cibo”, che istituisce un osservatorio regionale Spreco Zero con soggetti pubblici e privati e introduce il concetto di premialità per gli enti locali che si adoperano sul tema. L’obiettivo è quello di ridurre gli sprechi alimentari del 50% entro il 2025.

Una legge in arrivo, un tavolo operativo al Ministero. Anche a livello nazionale i mesi di Expo sono coincisi con iniziative interessanti nella lotta alle derrate destinate alla distruzione. Al Ministero delle Politiche agricole e alimentari è stato avviato un tavolo interministeriale con i diversi attori, mentre in Parlamento sta per essere approvata una legge sul tema, forse addirittura entro il 2015. Il viceministro Andrea Olivero, che ha coordinato i lavori, riconosce ad Expo di “aver dato una spinta”. Fa il punto sulle azioni di questi mesi: “Abbiamo messo insieme imprese agricole, distribuzione organizzata, terzo settore per migliorarne la collaborazione e studiare nuovi modi per rendere più semplice distribuire e riutilizzare. Ha iniziato il suo percorso un’innovativa legge contro lo spreco e da subito, in Legge di Stabilità, abbiamo triplicato la possibilità di donazione da parte delle imprese senza gravami burocratici”.