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Italia, Europa: un nuovo riformismo

Società civile e associazionismo, parte da qui la sfida per un’Europa più forte, democratica, inclusiva

 A sette mesi dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, Fondazione Achille Grandi, Fratelli Rosselli, Koiné, L’Italia Che Verrà, Mondo Operaio e Riformismo e Solidarietà hanno dato vita a un’iniziativa di riflessione culturale e politica per il rilancio del riformismo

 

Sono state le parole di Romano Prodi, sul grande bisogno di Europa, a chiudere “Italia, Europa: un nuovo riformismo”, l’intensa giornata di riflessione culturale e politica, promossa da Fondazione Achille Grandi, Circolo Fratelli Rosselli, Koiné, L’Italia Che Verrà, Mondo Operaio e Riformismo e Solidarietà.

Nell’Aula Magna della Sapienza Università di Roma, sindacalisti, politici, esponenti della società civile e del volontariato, intellettuali e docenti universitari hanno dato vita a un dibattito che ha l’obiettivo di porre basi di una nuova alleanza per la solidarietà, a sette mesi dalle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo.

“Di fronte a un’opposizione del malaugurio, serve avviare un nuovo ciclo” ha sottolineato Luigi Covatta, Direttore politico del mensile Mondoperaio, in apertura del convegno.

Affermazioni a cui hanno fatto da cassa di risonanza, le parole utilizzate da Raffaele Morese, Presidente dell’associazione Koiné: “Sette mesi ci dividono dalle elezioni europee. Non sono pochi, ma vanno intensamente vissuti. Va lanciata – ha spiegato Morese a nome delle associazioni organizzatrici – la sfida dell’alleanza per la solidarietà concreta, toccabile con mano, non divisiva. Operando così, è possibile che l’agenda vincente della prossima tornata elettorale sia quella di chi crede nella capacità di governo del futuro. Un’agenda che possa far ritornare il sogno costruttivo di una Europa più forte, più democratica, più inclusiva”.

Un’Europa costruita sulla coesione sociale e l’uguaglianza, sul lavoro e lo sviluppo, sulla democrazia e i valori della persona: sono stati questi i temi affrontati nel corso delle tre tavole rotonde coordinate da Vittorio Martone (Università di Torino), Pier Poalo Baretta (Riformismo e Solidarietà) e Beppe Vacca.

Sono stati i dati della ricerca “Coesione sociale, lavoro, Europa sui social media”, curata da Ipazia Ricerche e Epoka Group, a introdurre il dibattito delle tre tavole rotonde. Dall’analisi di 31.460 post Facebook e di oltre 7 milioni di interazioni, raccolte nel mese di ottobre 2018 monitorando le pagine Fb dei principali giornali italiani ed europei, si è cercato di comprendere quale sia il peso dei temi affrontati nel convegno e quale l’umore degli italiani nei loro confronti (in allegato il report completo).

 “Questo governo – ha affermato Nino Baseotto, segretario confederale della Cgil nel corso della prima tavola rotonda – ha fatto scelte non condivisibili. Se dovessero persistere, sarà necessario un ampio fronte di reazione che, senza sostituirsi alla politica, faccia sentire l’esigenza della società civile. Il sindacato confederale ha la sua piattaforma e con essa può partecipare a una più ampia aggregazione”.

Una linea di pensiero che si ritrova anche nelle parole di Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil che, nella tavola rotonda dedicata a lavoro e sviluppo, ha messo in evidenza le forti disuguaglianze reddituali che caratterizzano il Paese. “A Milano il reddito medio di una famiglia è di 40mila euro, a Palermo di appena 20mila. Si tratta di un dato che mette in evidenza non solo le differenze di reddito, ma anche quelle relative alle opportunità di lavoro. Al di là della riforma dei centri per l’impiego, dobbiamo lavorare affinché Palermo non diventi un peso per Milano, dobbiamo fare in modo che la locomotiva parta e si trascini tutti i vagoni con investimenti pubblici e privati, che mettano in sicurezza il territorio e realizzino le infrastrutture e le grandi opere”.

Al lavoro è stato dedicato anche l’intervento di Pier Paolo Baretta, presidente ReS, che ha coordinato e aperto i lavori della seconda tavola rotonda. “Il lavoro – ha spiegato Baretta – è tutt’ora centrale nella emancipazione delle persone e nello sviluppo delle società. Ma il cambiamento epocale in atto impone nuovi parametri culturali, economici e organizzativi. Al tempo stesso, la crisi economica ci consegna nuove e drammatiche emergenze sociali. La sfida è conciliare la tutela sociale, sempre più importante nelle complesse società contemporanee – assistenza, inclusione, salute, tempo libero -, con la crescita di un lavoro diffuso, dignitoso e partecipativo”.

Alle sue parole ha fatto eco l’intervento di Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma, intervenuta in sostituzione del presidente nazionale Roberto Rossini: “Occorre una vera e propria rivoluzione culturale per rimettere al centro del dibattito pubblico il lavoro dignitoso, che è la via maestra per combattere le povertà, lo sfilacciamento sociale e le disuguaglianze e ripartire dal lavoro vuol dire recuperare il valore fondativo della nostra Costituzione. Solo così si potrà ridare dignità alla persona con un lavoro che, scomodando Papa Francesco, deve essere libero, creativo e solidale”.

Nel pomeriggio, la tavola rotonda su democrazia e diritti è stata aperta da Beppe Vacca, vicepresidente de L’Italia Che Verrà. “Con questa iniziativa, – ha affermato Vacca – vogliamo capire su quale narrazione effettuale ed effettiva dell’Europa, e dinamicamente sulla sua evoluzione possibile, possiamo innestare il rilancio del riformismo. Per farlo dobbiamo contrastare il racconto negativo di un’Europa percepita solo come vincolo che, soprattutto in Italia, si è andato intensificando ad opera dei nazional-populisti”.

E proprio Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, ha individuato nel suo intervento un possibile percorso comune tra sindacato, politica e società civile: “Serve un progetto serio da mettere in campo sul tema dello sviluppo, della crescita, della contrattazione, delle nuove relazioni industriali, che abbia come elementi cardine il lavoro e la dignità della persona. Se si parte da qui, come scelta strategica e politica, possiamo riaccendere l’interesse attraverso il protagonismo delle persone e dare vita a qualcosa di positivo per il futuro”.

La politica è stata, invece, la protagonista dell’intervento di Romano Prodi, che ha spaziato dal racconto del perché il cancelliere tedesco Kohl desiderava, con tutte le sue forze, l’Euro, fino al ruolo che l’Europa dovrebbe giocare in Africa, in sinergia con la Cina, per chiudere con una proposta per le prossime elezioni europee: “Se vogliamo tornare alla ripresa di un discorso corale e non individualistico, che tenga conto dell’interesse generale – ha spiegato il professore – dobbiamo fare in modo che queste elezioni per il parlamento si trasformino nelle prime elezioni con valore europeo. Dobbiamo arrivare a un confronto politico tra due forze: da un lato, un progetto di centrodestra, rappresentato da un unico candidato, che tenga dentro anche alcuni populisti come Orban; dall’altro, un progetto ampio di centrosinistra che spazi dai liberali a Macron, dai verdi ai socialdemocratici, nel rispetto delle diversità, basato sulla legge elettorale proporzionale, che esprima anch’esso un unico candidato e un programma politico preciso. Solo così – ha concluso – l’Europa potrà riprendere il suo ruolo di grande mediatore tra le potenze mondiali”.