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Un Fiore di Loto per le donne di Roma

di Lidia Borzì.

Nella riflessione che vi propongo questo mese, più di tante parole, parlano i volti, gli occhi, la voce, i silenzi, i sorrisi… spesso deturpati per sempre. Più dei numeri – da brivido -, dicono gli sguardi, anche di chi non c’è più e di cui rimangono solo le foto, magari dei momenti felici trascorsi insieme a “lui”. Ma non facciamoci ingannare: queste storie non si somigliano, ogni persona è un mondo.
Entrare in questo mondo è difficile e delicato.
Parliamo di violenza contro le donne in particolare, ma anche di violenza in generale e lo facciamo nel nostro stile che ci contraddistingue e che ci fa coniugare pensiero e opere, visione e concretezza, lontano dai riflettori accesi per la Giornata Internazionale della Donna, che il consumismo sfrenato ha trasformato sempre di più in un pretesto per festeggiare e non per riflettere.
Già per l’8 marzo avevamo comunque anticipato il nostro pensiero in una cartolina con scritto in un gioco di colori e di parole: “La festa delle donne inizia quando la violenza sulle donne finisce”.
Ma oggi la nostra attenzione ruota intorno a un nuovo progetto targato ACLI di Roma, in collaborazione con un’Associazione specializzata nel settore della tutela delle donne, Libera Mondo, con il quale ci facciamo snodo di una rete che coinvolge dalla Polizia di Stato agli ospedali, dagli avvocati agli psicologici, incrociando il tema da tanti lati.
Uno Sportello che nasce tanto per essere punto di accoglienza e primo orientamento per le vittime di tutte le forme di violenza e stalking, quanto per lanciare una serie di iniziative collaterali di carattere educativo nelle scuole, nelle parrocchie, nei circoli, perché crediamo nell’importanza di lavorare sulla prevenzione e di educare fin da piccoli al rispetto dell’altro.
Lo Sportello aprirà il prossimo 10 aprile presso la centralissima parrocchia di Santa Maria ai Monti, ed è significativo che sia qui perché le parrocchie stanno diventando sempre più presidi di welfare accessibili a credenti e non grazie al messaggio di apertura del nostro vescovo papa Francesco.
Il progetto si chiama “Fior di Loto”, un fiore simbolo di purezza. Di quella purezza che vogliamo restituire alle vittime “sporcate” dalla violenza, vessate psicologicamente e fisicamente.
La violenza può assumere diverse forme, può consistere in una minaccia di un male fisico e sfociare nell’atto di violenza fisica e sessuale ma anche più sottile, come la violenza psicologica ed economica. E ancora più dolorosa, quando avviene tra le mura domestiche, nel luogo dove ogni persona dovrebbe sentirsi sicura e protetta.

Amata.
Vogliamo dire a tutte le donne che è possibile superare la difficoltà, la vergogna e trovare il coraggio di abbattere il muro di omertà che caratterizza, spesso, gli episodi di maltrattamento anche di natura domestica. Vogliamo metterci al loro fianco per trovare il coraggio di denunciare coloro che calpestano le vite altrui, per aiutarle a leggere quei segnali che quasi sempre sono precursori di gesti drammatici, per iniziare un percorso che può essere semplicemente informativo o costituire un solido sostegno per fuoriuscire dalla criticità verso la rinascita personale e sociale.
Tutta la violenza va condannata, ma i dati, purtroppo, ci confermano quanto la violenza di genere stia diventando una priorità sociale. “Dal 2012 ad oggi 625 vittime”, si legge, mentre vi scrivo (e spero che quando leggerete, il dato non sarà aumentato) su un agghiacciante sfondo rosso, a caratteri cubitali, nella sezione “La strage delle donne” de “La 27ma ora” sul sito del Corriere della Sera. Un contatore che si aggiorna violenza dopo violenza, che quando ci clicchi, ti lascia la suspense di sapere a quanto siamo arrivati, o meglio, fino a che punto è arrivata la brutalità dell’uomo.
A Roma, tra le tante, purtroppo, ricordiamo Sara Di Pietrantonio, la 22enne uccisa carbonizzata dal suo ex lo scorso maggio. Ma chissà quante storie ci sfuggono perché non vengono denunciate. E quante, di quelle denunciate… potevano essere evitate prima di arrivare all’irrimediabile.
Più difficile sapere quante sono invece le donne salve grazie al fatto di aver firmato una denuncia. E semmai c’è da chiedersi come proteggere meglio di come sia stato fatto finora – la vittima della violenza dopo la firma di quell’atto. Perché – non lo ripeteremo mai abbastanza – spesso è proprio quello (o quantomeno può diventarlo) il passaggio più difficile e pericoloso per una donna che sta vivendo una relazione a rischio.
E alle quotidiane difficoltà si aggiunge un senso di solitudine, non quella di chi non è accudito ma quella di chi non è ascoltato.
Fior di Loto serve soprattutto a contrastare questa solitudine, sappiatelo e fatelo sapere.