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Zona a luci rosse a Roma: Borzì “No a ghetti. Serve risposta sociale”

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“Nella giornata in cui a Roma partecipavamo alla fiaccolata della Comunità Papa Giovanni contro la tratta, arrivava la sorprendente notizia del quartiere a luci rosse all’Eur”:
Lidia Borzì è presidente delle Acli di Roma e provincia. Commentando per il Sir la decisione di “riservare” alcune strade del municipio IX della capitale alla prostituzione, spiega: “Chi vive nella capitale conosce il degrado urbano, i molti problemi diffusi, dalla povertà crescente alle periferie degradate. Sa anche che a Roma la prostituzione è in crescita, sembra inarrestabile. Un problema sociale gravissimo, dietro al quale ci sono altri due nodi insoluti: quello della sicurezza e quello appunto del degrado. Ciò detto, noi riteniamo che per far fronte allo sfruttamento di queste ragazze si debba intervenire in chiave preventiva, con misure sociali, e sul versante educativo”. Borzì invoca una “alleanza stretta fra istituzioni, Comune, forze sociali, comitati di quartiere, forze dell’ordine”. “Capisco anche la disperazione dei cittadini di quei quartieri in cui la prostituzione ha attecchito. C’è, oggettivamente, il nodo del degrado di quei quartieri. Eppure la risposta che si vorrebbe proporre, creando i ghetti della prostituzione, non risolve nulla e tanto meno va incontro a quelle giovani donne rese schiave con la violenza e la sopraffazione”.
“Ritengo inoltre – prosegue Borzì – che il tema non sia solo di competenza del Comune. Noi, come Acli, lo ricordo sempre, collaboriamo in maniera proficua in diversi ambiti del sociale con questa Amministrazione capitolina in particolare con i Municipi che riteniamo veri e propri enti di prossimita’, ma in questo caso come in quello del registro delle Unioni civili non ci troviamo d’accordo, anche perché non si possono riscrivere le leggi dal livello comunale. A Roma, fra l’altro, ci sono mille altre emergenze che richiedono eguale impegno. Le nuove povertà si moltiplicano, c’è tanta gente che non sa cosa mettere in pentola per la cena, una schiera di giovani senza lavoro… Serve un’ampia mobilitazione in questi ambiti”. Borzì conclude: “Non si può dare una patente di legalità allo sfruttamento della prostituzione. Occorre un contrasto in chiave preventiva, sociale e di sicurezza. Dietro queste ragazze per strada c’è la peggiore malavita, violenta, che sfrutta le persone e che non ha scrupoli. Per salvare queste ragazze, schiave e sfruttate, auspichiamo dunque ben altre risposte”.