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FArete FAmiglia, facciamo futuro

di Lidia Borzì

 “FArete FAmiglia” va letto così: non è una previsione al futuro, ma un invito a costruire reti di sostegno per le famiglie nel presente.

Non solo dunque, un appello ad attivare misure idonee per sostenere il tasso di natalità del nostro Paese (abbiamo il triste primato della media più bassa d’Europa secondo dati Eurostat pubblicati lo scorso 10 luglio), che, stando così le cose, ci destina quasi a un’inesorabile estinzione, ma soprattutto un invito a sostenere le famiglie attraverso reti e servizi per permettere di affrontare concretamente le fragilità inedite che si affiancano a quelle più conosciute che si presentano ogni giorno.

Da una parte infatti, abbiamo fragilità più conclamate, spesso legate alla povertà economica.

Dall’altra quelle meno conosciute, più mimetizzate. Penso ai working poor, una vera e propria contraddizione in termini, o a chi finisce improvvisamente nell’emergenza a causa di un evento nefasto come una malattia o la perdita di lavoro. O, ancora, chi cade in povertà perché ha il coraggio di fare più figli!

Tante fragilità aggravate dalla solitudine, dalla frammentazione sociale e dalla carenza di servizi, che rendono la vita quotidiana sempre più problematica.

Questo spinoso quadro è suffragato dal nostro focus sulle prime 500 famiglie che abbiamo incontrato attraverso il nostro progetto “FArete FAmiglia”* che ci restituisce dei dati in linea con quelli lanciati dall’ISTAT qualche settimana fa.

È emerso che il 49% di queste dichiara di avere un solo reddito (e Roma non è esattamente una città in cui si possa vivere bene con un solo stipendio in casa, soprattutto se c’è un affitto o un mutuo da pagare), mentre ben il 9% ammette di non avere alcun sostentamento economico. Delle famiglie che versano in condizione di specifiche criticità, il 22% ha dichiarato di trovarsi in una situazione di difficoltà ed emergenza a causa della mancanza di lavoro, il 39% perché ha un familiare disabile in casa (tanti, tra questi, li abbiamo incontrati tramite il nostro sportello al Bambin Gesù, dove tocchiamo con mano la punta più dolorosa di queste fragilità), il 33% perché composta da stranieri che hanno difficoltà ad integrarsi ed in ultimo, ma non per importanza, il 6% che asserisce di vivere uno stato di assoluta povertà.

Dati allarmanti che non possono finire solo per qualche giorno sotto ai riflettori dei media, ma che devono rappresentare un forte pungolo per tutti a partire dalla politica, che non deve affrontare il capitolo famiglia dal punto di vista ideologico, ma come un’importante opportunità di sviluppo dell’intero Paese.

Come ci restituisce la nostra indagine, non è ammissibile che già con un figlio solo le famiglie abbiano avuto bisogno di rivolgersi a noi per avere aiuto (il 43%) una percentuale che sale vertiginosamente al 52% per le famiglie con 2 figli, senza parlare dei nuclei con 3 o più figli che sono vere e proprie rarità, perché a forte rischio povertà.

A parlare e chiederci aiuto sono soprattutto le mamme, un campione, il nostro, che dimostra come siano ancora le donne ad avere in mano il pallino della gestione della famiglia, complice anche la maggiore difficoltà che riscontrano nel mondo del lavoro. I due fenomeni sono collegati tra loro e non hanno a che fare solo con le difficoltà che i giovani, donne e uomini, incontrano nel mercato del lavoro, ma anche con la persistenza del prezzo pesante e ingiusto che le donne pagano quando diventano madri (dal mobbing allo stipendio ridotto).

Ma quello che abbiamo riscontrato è che a gravare sulle famiglie non è solo la difficoltà economica, ma quella ancor più toccante della fragilità relazionale e della difficoltà ad accedere ai servizi, con famiglie che si sentono sole e abbandonate proprio dalla comunità che invece dovrebbe offrire una solida e organizzata rete di tutela a 360 gradi.

La preoccupante fotografia scattata grazie al nostro progetto, conferma anche quanto sperimentiamo attraverso il nostro piccolo osservatorio sociale della città, incontrando oltre 150mila persone ogni anno con le iniziative, i progetti o gli sportelli dei nostri Servizi.

Un’esperienza che ci permette di arrivare ad oggi con una riflessione organica sulla famiglia e di affermare che fare rete è l’unico modo concreto per garantire una protezione sociale e una crescita stabile alle famiglie in difficoltà, ottenendo un effetto moltiplicatore essenziale che consente di promuovere un modello di intervento capace di far fronte all’emergenza ma anche di superarla.

In questo contesto “FArete Famiglia”, vuole contribuire a trovare delle risposte promuovendo l’empowerment e l’inclusione attiva delle famiglie coinvolgendo tutte le risorse del territorio.

Questo rientra nella più ampia strategia che le ACLI di Roma portano avanti con e per le famiglie, coniugando la concretezza delle risposte immediate con una visione a lungo respiro, affinché le soluzioni di oggi non siano i problemi di domani, secondo l’approccio del fare pensato che sta molto a cuore alle ACLI.

Un pensiero, il nostro, che genera azione e crea un circuito virtuoso in evoluzione continua, che parte dalla valorizzazione del nostro Sistema interno e si apre all’esterno in un’ottica di sussidiarietà circolare.

Il tratto distintivo del nostro progetto sono le Porte Sociali attraverso cui possiamo accogliere e prendere in carico direttamente o indirizzare ad altre organizzazioni le famiglie che si rivolgono a noi. La novità è la grande Porta Sociale elettronica, rappresentata dal portale collegato al progetto, che svolge un importante compito di sistematizzazione e sintesi dei tanti servizi offerti alle famiglie dalle numerose organizzazioni attive in città, ma che oggi hanno difficoltà a trovare una catalogazione chiara che li renda facilmente visibili, accessibili e conosciuti dalle famiglie. Non un mero “elenco del telefono”, ma una rete virtuale viva, che abbiamo coltivato giorno dopo giorno e che resta aperta per nuove collaborazioni, nel segno del nostro punto di forza che è la complementarietà che valorizza le eccellenze e minimizza le sovrapposizioni.

Un primo passo per realizzare quel famoso Albo delle Buone Pratiche che avevamo auspicato già in occasione dell’elezione della nuova giunta con una lettera aperta alla sindaca che ad oggi non ha trovato ancora risposta.

Siamo convinti che famiglia può essere volano di sviluppo e di coesione sociale, per dirla con uno slogan, più famiglie, più benessere sociale. E rovesciando i fattori, il risultato non cambia, anzi, nel nostro caso migliora. Perché quanto più la famiglia viene aiutata e sostenuta, tanto più diminuiscono le fragilità perché, davvero, la famiglia è capace di restituire con gli interessi gli investimenti fatti in suo favore.

 

*“FArete FAmiglia” è un progetto vincitore dell’Avviso Pubblico rivolto a soggetti del Terzo Settore “Famiglie Fragili 2015”

Ente Finanziatore:

Ente gestore dell’avviso pubblico

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