Di Lidia Borzì, presidente ACLI provinciali di Roma
Chi lo sa che l’organo istituzionale della Provincia è stato definitivamente abolito? Chi ha capito a chi passeranno le competenze su strade, istruzione, trasporti, e via discorrendo? Chi ha seguito i risultati delle elezioni del Consiglio della Città metropolitana? (Come? Ci sono state delle elezioni?) Chi conosce i confini (non solo fisico-geografici) tra Roma Capitale e la Città Metropolitana?
Ebbene, se non conoscete le risposte a queste domande, non fatevene una colpa: al di là di qualche riga di cronaca, non se ne è parlato molto e neppure bene su giornali e tv.
E proprio per questo, alla vigilia delle elezioni (tranquilli, potevano votare solo sindaci e consiglieri) svoltesi la prima domenica di ottobre, come Acli di Roma, autonomamente schierati e fedeli alla democrazia e al futuro, abbiamo sentito l’esigenza di un approfondimento per comprendere i rischi e le opportunità di questa importante trasformazione del sistema amministrativo italiano e come questo influirà sulla vita quotidiana di noi cittadini, che, nella Città Metropolitana, ci viviamo.
Dunque, la Provincia non c’è più. Questo è il primo, fondamentale, dato di fatto.
Il suo territorio è ora (anzi, a tutti gli effetti lo sarà dal 1 gennaio 2015) Città Metropolitana e Roma è una delle 15 previste dal Ddl Delrio che avrà un ordinamento a sé.
Non ci sono più gli organi politici elettivi, ma ci sarà un sindaco metropolitano corrispondente al Sindaco del Capoluogo (Marino, nel nostro caso, che dal 1 gennaio potrà poi nominare un vice e una serie di consiglieri delegati) e i consiglieri eletti, appunto, di recente (24 per noi, 11 espressione della capitale e 13 dell’hinterland), oltre a una Conferenza composta dai sindaci di tutti i Comuni interessati. Nessuno di loro percepirà indennità aggiuntive, con notevole risparmio, va da sé, per i contribuenti.
L’aspetto che, però più ci interessa, è quello legato alle competenze, che entrano nella nostra vita quotidiana e che possiamo riassumere in 4 funzioni essenziali:
1 viabilità
2 edilizia scolastica
3 pianificazione del territorio
4 sviluppo socio-economico
Mentre le prime due sono tipiche delle Province, cui da sempre compete la manutenzione delle strade e delle scuole secondarie (le superiori, per intenderci), le altre sono relativamente inedite.
Per pianificazione del territorio si intende la gestione dei rifiuti (già di competenza provinciale) ma ora anche lo sviluppo urbanistico. L’economia coinvolge, oltre al lavoro, anche l’innovazione e l’attrazione degli investimenti.
Altre funzioni come trasporti e ambiente vanno discusse e rinegoziate, ma probabilmente resteranno di competenza della Città Metropolitana.
Si aprono così “non soltanto nuovi spazi di confronto istituzionali, ma soprattutto nuove forme di confronto tra società civile, associazionismo e istituzioni”, ci ha fatto notare durante il nostro seminario il prof. Alessandro Sterpa, Capo Ufficio Legislativo della Regione Lazio, evidenziando il ruolo che possiamo svolgere in questa nuova forma amministrativa, perché, come ha detto anche il costituzionalista Prof.Francesco Clementi nella medesima occasione, “la società civile può giocare un ruolo importante”.
Siamo infatti convinti che parlare di “elezioni di secondo livello” (che quindi non riguardano direttamente i cittadini) non voglia dire “non partecipare”, ma che anzi la società civile sia in questo caso fortemente chiamata in causa perché quello che si sta delineando in questo momento non è solo un ente formale, ma un vero e proprio organismo politico con funzioni programmatiche.
Quindi ora tocca a noi chiedere con vigore uno spazio di interlocuzione per contribuire a disegnare una Città metropolitana che non lasci indietro nessuno e non faccia parti uguali tra diseguali che ci permetta nuove forme di dialogo tra associazionismo e istituzioni
In questo contesto, possiamo avere un ruolo importante e dobbiamo giocarcelo da subito, avendo la possibilità di portare un contributo nel nuovo Statuto della Città Metropolitana, che consenta la valorizzazione di una amministrazione attenta al senso di comunità, e crei spazi di partecipazione incentrati sulla sussidiarietà pienamente agita.
Proprio in occasione del seminario del 3 ottobre è emersa la nostra proposta di chiedere un tavolo di confronto tra gli eletti del consiglio e la società civile.
Pensiamo a un luogo di confronto che ci consenta di ragionare in base alla normativa che istituisce le Città metropolitane e le relative modalità di partecipazione civica, per arrivare a questo abbiamo però bisogno di occasioni per favorire il dialogo e la collaborazione tra soggetti della società civile con valori e appartenenze anche differenti ma con il comune obiettivo di favorire partecipazione, cittadinanza e promuovere, al contempo, la centralità della persona.
In un momento delicato come quello che stiamo attraversando, infatti, unire le nostre forze è sicuramente la strada per rendere la voce della società civile più incisiva ed autorevole.
Per noi ciò significa andare dritti al cuore della nostra mission.
Nel territorio le ACLI sono sempre state sentinelle responsabili e testimoni credibili, capaci di intercettare i bisogni e stimolare la partecipazione e la cittadinanza attiva. Partendo dai luoghi di lavoro e dai lavoratori, abbiamo sempre cercato di valorizzare la democrazia partecipativa e deliberativa, favorendo grazie ai nostri circoli e alle nostre attività, lo sviluppo di forme di partecipazione dal basso che comprendessero l’interessamento alla cosa pubblica e al bene comune.
Crediamo che la partecipazione renda la società più coesa e le persone più libere, perché partecipare vuol dire essere dentro a tutte le questioni del vivere umano, essere fautori di cambiamento, esprimere se stessi attraverso le proprie idee, senza autoescludersi.
Vuol dire…. poter sperare.
Chi partecipa può essere protagonista, decidere il meglio per sé e per la comunità di cui si fa parte.
Ecco perché la partecipazione, che è da sempre uno dei temi centrali attorno a cui ruota la riflessione delle ACLI (in relazione con la seconda fedeltà delle ACLI, la democrazia), costituisce assieme all’ascolto e alla centralità del territorio, la cifra della buona politica, per cui ci adoperiamo.
Quello che ci auguriamo ora, dunque, è che la Città metropolitana possa ridare voce alle comunità, partendo da un potenziamento del ruolo programmatico delle Regioni, fino ad una valorizzazione dei Comuni.
Ma oltre agli aspetti amministrativi puri della riforma, quello che ci interessa è la promozione di un “welfare di prossimità” al servizio delle fasce deboli, intervento da sommare al sostegno alla cittadinanza familiare, ovvero politiche di aiuto alle famiglie.
In questo contesto, le Acli di Roma ribadiscono il proprio impegno come attori dinamici nella solidarietà e nella sussidiarietà agita rispetto alla pubblica amministrazione.
Vogliamo continuare ad essere un ponte a due corsie: da una parte la Città Metropolitana, dall’altra i cittadini. In mezzo noi, la società civile, le associazioni, che conoscono da vicino i bisogni dei cittadini, capaci di ascoltare, ma anche di essere operativi, perché non ci possiamo restare al balcone a guardare Roma come se fosse una cartolina, per dirlo come direbbe Papa Francesco.