La recente giornata internazionale delle Famiglie mi sollecita una riflessione sull’urgenza di rimettere al centro dell’agenda politica e delle sue priorità i bisogni, le istanze e le potenzialità della famiglia. Lo si continua a dire, continuano le dichiarazioni di principio – anche al recente Summit Social di Porto lo ha ribadito il Presidente Draghi- sui diritti sociali a misura del nucleo familiare. Guardare alla famiglia come soggetto sociale significa riconoscerla come risorsa da sostenere, accompagnare e promuovere nel suo protagonismo.
Ma i fatti dicono altro, mostrano le criticità di una realtà fondamentale, sancita dall’articolo 29 della nostra Costituzione. Dobbiamo sottolineare che i Padri (e le Madri) costituenti affermarono l’essenzialità della famiglia in un momento storico in cui si trattava di ricostruire il Paese. Come oggi, dopo la devastante crisi della pandemia sanitaria e sociale.
Gli effetti di questa crisi sono ben visibili nel nostro territorio urbano e metropolitano. Se la famiglia è un pilastro della società, Roma è un pilastro del nostro Paese. Se riparte la Capitale riparte l’Italia. Anche per questo l’ormai prossimo appuntamento delle elezioni amministrative riveste un’importanza strategica, che va ben oltre l’orizzonte locale. Ricostruire il tessuto sociale e produttivo di Roma significa ri-generarlo, non riportarlo all’ante-pandemia. Per questo la famiglia rappresenta una priorità e l’impatto delle scelte politico-amministrative sul benessere materiale e morale delle comunità familiari è un criterio di orientamento, di valutazione e di implementazione.
Vista nell’ottica della generatività, cioè della sua capacità di ridare slancio alla vita comunitaria, la famiglia è il primo nucleo della coesione e della progettualità, il primo passo verso il futuro. Bisogna agire concretamente al suo fianco, tenendo insieme criticità e risorse, politiche sistemiche di sostegno e di accompagnamento, di aiuto e riconoscimento.
La famiglia è un soggetto sociale, per vocazione e missione, luogo di affetti ma anche di interessi, di gratuità e di economia delle scelte quotidiane, esperienza di solidarietà primarie. E’ dal nucleo familiare che si sviluppano gli anticorpi dei legami buoni che contaminano la società, il clima culturale, il tessuto relazionale, la capacità di resilienza. Avere cura della famiglia per generare una società della ‘cura’, ecco l’imperativo categorico di questo momento cruciale di ripartenza e rinascita. Per il nostro territorio e per il Paese.
La crisi della socialità in questo lungo confinamento ha isolato le famiglie nelle loro problematiche interne, ha eroso le reti parentali e informali, mettendo a dura prova il contesto familiare, a partire dalle relazioni di cura per i soggetti deboli, i bambini privati del loro habitat di pari e di educatori, gli anziani e i disabili.
Il peso maggiore è ricaduto sulle donne e la loro vita quotidiana, per la crisi della scuola in presenza, per la perdita del lavoro o per la diffusione dello smart working che ha assottigliato fino a farle scomparire le barriere tra mura domestiche e luoghi di lavoro per il mercato. La carenza di servizi (asili nido, scuole primarie, medicina territoriale) è emersa ancora di più nella necessità di riorganizzare i tempi di vita e nel venir meno del welfare informale.
Uno sguardo generativo ci consente comunque di vedere nella crisi una opportunità. La famiglia proprio nelle sue necessità, riconosciute e accompagnate, può essere il volano della ripartenza del nostro Paese e della nostra città soprattutto se le risorse disponibili ora con il Recovery Plan saranno allocate con oculatezza ed equità.
Pensiamo dunque alla famiglia secondo queste coordinate:
- Prima frontiera del Welfare
Soggetto su cui ricostruire il sistema di protezione sociale su misura dei soggetti considerati concretamente nel loro contesto relazionale e familiare. In altre parole, come persone e non come individui
- Luogo di condivisione e inclusione
La famiglia si fonda sulla condivisione e sull’inclusione delle differenze, luoghi di incontro di generi e di generazioni. La ricchezza del confronto, l’ascolto, il dialogo, sono l’unico antidoto al diffondersi della disagio e della violenza che nei momenti di difficoltà ledono i legami e l’armonia delle relazioni.
- Luogo della rinascita e volano di una economia sostenibile, promotrice di uno sviluppo integrale
Nascono nella famiglia nuovi modelli di consumo rispettoso dell’ambiente, di stili di vita sobri e responsabili, di economia fondata sulla sostenibilità, sul riciclo dei beni. Anche forme rinnovate di risparmio, classico bene-rifugio delle famiglie italiane. Ma è necessario rilanciare l’economia e i consumi familiari, per dare nuova linfa al tessuto produttivo del nostro territorio, alle piccole imprese artigianali e commerciali, spesso di tipo familiare, colpite dalla crisi di questo lungo “inverno sanitario”. La nuova sobrietà non deve essere, quindi, indice di chiusura e ripiegamento difensivo, ma deve comunque accompagnarsi ad un atteggiamento fiducioso nel futuro.
- Rigenerazione dei legami intra–familiari e sociali
Una famiglia coesa al suo interno è una comunità educante che testimonia la bellezza dei legami ispirati alla durata e alla resilienza nelle difficoltà. La stabilità del contesto familiare nutrita dal rispetto reciproco è energia di contrasto all’insicurezza e alla precarietà dei progetti di vita, spinta al riconoscimento del valore aggiunto della “durata” e dell’impegno.
La generatività della famiglia è insomma la lente con cui guardare al territorio. La nostra città non può essere considerata ancora family friendly. L’ accesso ai servizi soffre non solo per le storiche carenze di quelli pubblici, ma anche per la difficoltà di orientamento dei cittadini nella fruizione di quelli esistenti.
Il problema della casa e l’insufficienza o l’invecchiamento delle strutture abitative sono emersi ancora di più in questo lungo confinamento domestico, specialmente nelle aree periferiche che hanno marcato disagi e difficoltà nella quotidianità delle famiglie, per l’insufficienza degli spazi e l’alto all’indice di affollamento.
Si tratta in generale di reinventare gli spazi urbani, di riqualificare le aree verdi, che pure sono molto estese, di potenziare e mettere in sicurezza gli edifici scolastici, di moltiplicare i luoghi di aggregazione , per le famiglie e per le persone.
Ultimo, ma non per importanza, occorre rilanciare la centralità del lavoro nella nostra città, rimarginando le ferite profonde che la crisi ha lasciato nel suo sistema produttivo, nelle piccole imprese, nella ristorazione e negli alberghi, nel lavoro autonomo e atipico. I numeri dei dati aggiornati dicono che la crisi del terziario ha fatto aumentare del 24,4% nella città metropolitana la popolazione inattiva, andando a colpire anche le professioni intermedie del terziario avanzato. Un quadro allarmante che ha riguardato anche i cittadini stranieri residenti, con una riduzione occupazionale del 4,1%, e causato un aumento esponenziale delle ore di Cassa integrazione. Crisi del lavoro e malessere delle famiglie vanno ovviamente di pari passo.
In sintesi: casa, lavoro, welfare, educazione. Sono le frontiere, antiche e nuove, dove si giocherà nei prossimi mesi e anni il benessere delle famiglie, la loro possibilità di essere risorsa di futuro per il nostro Paese. La crisi della natalità è l’indicatore più vistoso di una crisi più profonda e di una società che ha smesso di investire, progettare, perché no, sognare con sguardo lungo e fiducioso. Le ACLI di ROMA sono accanto alla famiglia, a questa realtà fragile e forte, che aspetta un segnale di riconoscimento e una concreta inversione di marcia.