Negli ultimi anni il problema dei rischi connessi alle interazioni online tra i giovani e giovanissimi ha assunto sempre maggior peso nel dibattito pubblico. Il 33,5% dei ragazzi ammette di aver assunto, con diversa intensità, comportamenti offensivi su internet nei confronti di qualcun altro nel corso dell’ultimo anno. Le ragazze (22,7%) sembrano essere meno propense a compiere azioni di cyberbullismo rispetto ai maschi (44,4%). Il 71% invece riporta di aver subito aggressioni e offese, in maniera simile tra ragazzi e ragazze.
È quanto emerge da un’indagine realizzata dalle ACLI di Roma e provincia in collaborazione con l’IREF (Istituto di Ricerche Educative e Formative), che ha coinvolto circa 800 adolescenti tra i 13 e i 18 anni e che è stata realizzata in occasione della chiusura del progetto Rete Solidale, un percorso di formazione e informazione per prevenire comportamenti a rischio come bullismo e cyberbullismo e l’acquisto di droghe online, rivolto alla fascia di studenti del primo Biennio della Scuola Secondaria Superiore. Il progetto è stato finanziato dalla presidenza del Consiglio dei Ministri – dipartimento per le politiche antidroga.
La ricerca è stata presentata, giovedì 28 novembre 2019, presso l’Istituto di Istruzione Superiore Statale Cine-tv Roberto Rossellini, in via della Vasca Navale 58, a Roma, nel corso dell’evento “Dalla rete prendi solo il meglio”.
Sono intervenuti: Lidia Borzì, presidente delle ACLI di Roma aps, Federico Bianchi di Castelbianco, psicoterapeuta, Iside Castagnola, membro del comitato Media e Minori del MISE, Thelma Cesarano, creativa fondatrice della Thelma&Friends, Roberto Giuli, vice commissario della Polizia di Stato e funzionario della Polizia Postale e delle Comunicazioni, Mario Rusconi, presidente Associazione Nazionale Presidi Roma e Lazio.
Il quadro non proprio positivo che emerge dall’indagine si inserisce in un contesto che vede come il 95,8% dei partecipanti all’indagine siano hard user, persone che entrano in contatto con il web ogni giorno. Le attività principali sono, oltre alla messaggistica (96,4%), guardare video (89,2%) e andare sul proprio o altrui profilo sui social media (84,7% e 86,1%).
In generale, gli adolescenti intervistati utilizzano il Web principalmente per comunicare con i propri amici o per svago e finalità ricreative; una buona parte tuttavia usa la rete per informarsi (67,0%; i ragazzi +12% delle ragazze, e gli adolescenti +7% dei 13-14enni) e come supporto ai compiti scolastici (83,9%; i ragazzi +4,4% delle ragazze, senza differenze di età). Tra i social network, Instagram ha preso il posto di Facebook – il 95,8% ha un account sul primo mentre solo il 53% sul secondo; quest’ultimo social è diffuso tanto quanto ambienti più recenti come Snapchat (52,1%) e meno di piattaforme più passive in termini di interazioni come YouTube (68,2%).
Gli eventi negativi più frequenti in rete sono l’aver ricevuto negli ultimi dodici mesi messaggi molesti online da parte di terzi (23%), l’essere stato escluso da gruppi online o da attività su internet (10,4%) e l’aver subito minacce in rete (6,9%). Non c’è differenza tra maschi e femmine. Ad eccezione dell’esclusione dai gruppi online, tra gli adolescenti aumenta la probabilità di aver avuto esperienze negative – messaggi aggressivi e minacce.
I dati ACLI Roma/Iref evidenziano come internet è stato, fin dagli albori, tanto uno spazio di libera espressione quanto lo specchio dei desideri umani. La pornografia e i contenuti erotici fruibili online sono facilmente reperibili e molto diffusi; e i ragazzi non sono esenti dal contatto con questo mondo. Nell’ultimo anno, due ragazzi su tre hanno infatti ricevuto o inviato messaggi a sfondo sessuale o hanno cercato materiale pornografico. Solo il 7,2% ha invece inviato foto o video di questo tipo. Secondo lo studio le ragazze sono le più distanti da questo mondo: una su due non ha interagito in nessun modo con questi contenuti, contro invece l‘11% dei ragazzi. Questi ultimi dichiarano di aver cercato o ricevuto online immagini e video nell’81,3% dei casi; tra le ragazze solo il 29,7% ha fatto la stessa cosa. Infine, quasi una ragazza su cinque ha ricevuto – e solo ricevuto – questo tipo di materiale (16,4%); per i ragazzi, lo stesso evento è molto raro: il 3,5% dei casi.
La ricerca evidenzia anche come siano numerosi i contenuti negativi che i giovani stessi possono ricercare su Internet, contenuti che mediante i meccanismi di propagazione tipici dei social media possono arrivare a mettere a rischio l’incolumità personale. Il 34,9% delle ragazze ha cercato nell’ultimo anno informazioni su come dimagrire; il valore è del 12,7% per i ragazzi. Meno diffuso l’autolesionismo: ha cercato informazioni l’14,7% delle ragazze e il 6,6% dei ragazzi. Il 17,5% dei ragazzi di sesso maschile ha utilizzato Internet per scommesse e giochi d’azzardo, a fronte di un 3,2% tra le ragazze. L’acquisto di sostanze stupefacenti su Internet è abbastanza raro – 2,0% – ma la curiosità spinge i giovani a cercare informazioni nel 22,8% dei casi; ciò è più frequente tra i maschi che tra le femmine (25,6% vs 20,2%) e più tra gli adolescenti – 24,5% contro il 16,4%.
“L’illusione del controllo è un’indagine che dipinge un quadro a tinte davvero fosche – dichiara Lidia Borzì, Presidente delle ACLI di Roma aps – rappresentando un campanello di allarme che non possiamo sottovalutare. I ragazzi che abbiamo ascoltato sono quotidianamente sottoposti alla paura, alle insicurezze e a un fortissimo senso di solitudine che rende sempre più difficile definire e riconoscere i confini della vita online da quella offline. Le violenze del mondo virtuale superano lo spazio digitale con ricadute indelebili e concrete nella vita reale e allo stesso tempo le relazioni vive che dovrebbero aiutarli e sostenerli diventano sempre più evanescenti e fragili. Questo quadro preoccupante deve essere uno stimolo per tutta la comunità educante chiamata a rinnovare il proprio ruolo di punto di riferimento e orientamento per i ragazzi che vivono un’età così delicata.
Come movimento educativo e sociale, le ACLI di Roma avvertono un supplemento di responsabilità che ci spingono a proporre azioni che partono dall’ascolto come il progetto Rete Solidale che vuole essere una piccola ma significativa esperienza che va in questa direzione. – conclude Borzì – Perché se da una parte è vero che non possiamo e non dobbiamo demonizzare il web, dall’altra possiamo fare la nostra parte per rendere i ragazzi più consapevi e accorti al fine di valorizzare le opportunità offerte dalla rete minimizzando i pericoli e i comportamenti potenzialmente rischiosi. Come nel nostro stile abbiamo deciso di farlo avvalendoci di linguaggi alternativi come l’arte, il cinema e il teatro che favoriscono un terreno di confronto tutelato e fondato sull’empatia”.