Nell’arte della navigazione antica, un pilota competente doveva osservare il cielo e preoccuparsi delle stagioni. Doveva cioè, guardare lontano, oltre la nave. Non una questione di romanticismo, ma una pratica essenziale, per chi sa che la nave deve navigare in un ambiente molto più ampio e incerto.
Oggi è così anche per noi. Ci troviamo al termine di un anno molto intenso e faticoso, ma anche entusiasmante e profetico. Un anno di semina, in cui abbiamo messo a dimora semi di Misericordia che speriamo possano dare frutto anche oltre la fine del Giubileo. Papa Francesco, ci ha donato gli occhiali per mettere a fuoco le difficoltà e i drammi che albergano le periferie esistenziali chiamandoci a mettere quest’ultime in cima alla lista delle priorità che guidano il nostro impegno quotidiano nel territorio.
Questo è stato un anno di grazia giubilare ma anche un 2016 in cui non sono mancati stravolgimenti sia a livello politico che istituzionale che ci hanno costretto a navigare a vista verso una meta che sembra sempre più lontana e, soprattutto, difficile da raggiungere.
Potrei continuare ancora per molto con questa metafora della navigazione, che mi sembra renda bene l’idea di equilibrio precario con cui ci affacciamo al nuovo anno.
Con la fine di dicembre, arrivano dati e bilanci da più parti e spesso non sono rassicuranti. Anzi, diciamo pure che non avremmo mai voluti commentarli ancora.
Tra tutti, mi ha colpito l’analisi di Save the children sui minori in Italia, che arriva proprio nei giorni che dovrebbero essere di festa per tutti i bambini.
In Italia ci sono sempre meno bambini. Il tasso di natalità, pari a 8 nati ogni 1.000 residenti nel 2015, si sta abbassando di anno in anno dal 2008, quando era pari a 9,8 su 1.000. Anche i minorenni sono sempre meno. Il loro peso specifico sul totale della popolazione è sceso dal 17% del 2009 al 16,5% attuale (poco più di 10 milioni di bambini e ragazzi da 0 a 17 anni). Fanalino di coda in Ue il nostro Paese, del resto, presenta livelli di povertà minorili superiori alla media europea: quasi i minore di 17 anni su tre (32,1%) è a rischio di povertà ed esclusione sociale in Italia, ben 4 punti e mezzo sopra la media europea (27,7%). Olanda e Germania, grazie a un sistema di welfare efficace, riescono ad esempio a contenere tale rischio sotto la soglia del 20%. Minore a rischio di povertà, significa, senza scuola, senza giochi, senza sport. Proviamo solo per un momento a pensare a cosa significa vivere, anzi sopravvivere così. Proviamo a pensare che quello che un tempo chiamavano terzo mondo, con questi dati alla mano, è dietro l’angolo.
A Roma, che è sempre paradigmatica per tutto il Paese, sul fronte povertà le cose non vanno meglio come anche sul fronte amministrativo.
Cambiano le giunte ma non le priorità da risanare. Cambiano i sindaci ma non le emergenze, che, come un’eterna contraddizione, restano sempre tali.
In questo tempo in cui, come molti hanno rilevato, la Capitale sta attraversando un periodo di particolare degrado socioeconomico, più che mai c’è bisogno di trovare sintesi al di là delle appartenenze, mettendo sempre al centro la dignità della persona.
Certo, navigare a vista rende arduo guardare il Futuro con una visione sistemica anche se questo non ci sottrae all’obbligo di fare la nostra parte per cercare di migliorare la situazione. Tocchiamo con mano ogni giorno i problemi della gente, e nel nostro piccolo proviamo, con loro, non solo a risolvere le questioni contingenti, ma anche a prevenirle, lavorando con lungimiranza.
Sappiamo quanto sia importante ottimizzare le risorse lavorando in rete per minimizzare le sovrapposizioni e valorizzare le eccellenze per il bene comune e per favorire delle politiche inclusive. Ci sono tante organizzazioni che, come noi, lavorano per il welfare, ma che spesso pagano lo scotto di lavorare da soli, lasciati alla buona volontà di ciascuno.
Siamo quindi nel pieno di una burrasca dalle tante facce, ma non per questo cambia il cuore della nostra mission, ma anzi si rafforza ancora di più il suo valore e la sua importanza per la comunità.
Proprio per questo nel 2017 saranno ancora la centro i temi di lavoro e solidarietà, che abbiamo declinato nel nostro congresso dello scorso marzo e che rappresentano i pilastri di un ponte ideale sulla cui campata si snodano tutti i diritti fondamentali di una vita dignitosa.
Per il lavoro urge come abbiamo chiesto, un’Alleanza tra tutti i soggetti sociali interessati a educare al lavoro, contrastare la disoccupazione e promuovere il lavoro decente, nel segno della sussidiarietà circolare.
Per la solidarietà bisogna partire da ciascuno di noi, da quel senso di corresponsabilità, che non è un sentimentalismo, ma la consapevolezza di essere parte di un ingranaggio fondamentale che permette alla comunità di restare in piedi e di prendersi cura di ciascuno, senza lasciare indietro nessuno in tal senso tutti possiamo essere “artigiani di Misericordia”, come dice Papa Francesco “perchè le opere di Misericordia che trovano l’ispirazione in Dio e la materia nella Misericordia stessa sono modellate da mani e dai cuori di uomini e donne”.
Allora, sciolti i nodi dell’egoismo e dell’indifferenza, che ci fanno occupare solo del nostro orticello, sciolti i dubbi e le paure che bloccano governo e amministrazione, è tempo di sciogliere gli ormeggi verso una nuova meta, quella di un 2017 in cui le cose cambiano, e ci auguriamo, finalmente, in meglio.
Il Natale è la festa della Speranza che in questo tempo speciale si fa certezza, il mio personale augurio per questo Natale, quindi, va a chi crede nel valore del Bene Comune, a chi non si rassegna, a chi, credente, spera nella buona novella, a chi confida nel valore universale dell’accoglienza.
A tutti gli uomini e le donne di buone volontà che hanno a cuore la loro comunità,
A chi si sente corresponsabile e custode l’uno dell’atro.
Ai volontari che fanno belle le Acli di Roma ogni giorno,
A tutto il nostro Sistema, perché possiamo rafforzare sempre più i nostri legami.
A tutti e a ciascuno di voi, perché sia Natale ogni giorno.