Carissime e carissimi,
vi auguro una serena Pasqua!
La ricorrenza di quest’anno, è sicuramente diversa da quelle che abbiamo vissuto fino ad ora.
Fuori c’è un silenzio surreale, la città è vuota, e le strade semideserte.
Il coronavirus ha avuto la forza di porre tutti in una situazione di precarietà. Ma molti, che già prima dell’emergenza COVID vivevano in estrema fragilità, hanno visto acuirsi i loro bisogni per la mancanza di beni primari, e oggi, ormai, quelle fasce di piccoli commercianti, lavoratori precari, lavoratori della cura, che pur galleggiando non avevano bisogno di ricorrere ai servizi assistenziali, non ce la fanno e vivono una quotidianità sempre più problematica.
Anche le nostre certezze vacillano, tutti siamo spaventati, preoccupati per noi e i nostri cari.
Davanti a tutto questo l’unica roccia alla quale appoggiarsi può essere solo credere in Colui che ha vinto la morte e con la S. Pasqua celebriamo proprio la Resurrezione di Cristo e, con lui, siamo tutti chiamati a remare insieme sulla stessa barca, come ci ha chiesto papa Francesco, e a combattere questo nemico invisibile anche semplicemente continuando a rispettare le misure di contenimento.
Questo tempo ci chiede di avere un di più di solidarietà con chi soffre, mi riferisco ai tanti ammalati da coronavirus e alle loro famiglie; a quanti piangono i propri cari portati via, in un batter d’occhio, da questo terribile virus, senza neppure dare lor un ultimo saluto.
Ai tanti anziani soli, alle tante famiglie che hanno timori e preoccupazioni per il futuro.
E a chi è già rimasto senza lavoro, a chi ha fermato le sue entrate economiche.
A chi non può imbandire una bella tavola.
Continuiamo a pensare a queste persone anche domani e domani ancora, portando nel cuore la Speranza che ci viene dall’annuncio di Pasqua. Perché c’è e ci sarà tanto da fare.
E facciamoci un regalo intanto!
Quello di diventare ciascuno un protagonista della rivoluzione della cura, non solo la cura sanitaria – fondamentale in questo momento-, ma quella cura che ci fa essere responsabili gli uni degli altri, cura sociale, potremmo dire, per contrastare la dilagante “cultura dello scarto”.
Cura come attenzione, quindi cura delle relazioni, delle generazioni (dei nostri anziani, dei bambini), cura del Bene Comune e della comunità perché nessuno resti indietro.
Risorgiamo e aiutiamo a risorgere dall’indifferenza e dall’egoismo.
Allora sì che sarà una buona Pasqua!
Auguri di Resurrezione a tutti e a ciascuno di voi!
Lidia