L’intervento nel corso del web talk “La qualità della vita nella Capitale oltre l’emergenza” nell’ambito del Festival della Dottrina Sociale della Chiesa.
“In questo periodo così difficile che stiamo attraverso, le tante persone che incontriamo quotidianamente con le nostre attività ci chiedono diverse cose: diritti, sostegno, lavoro dignitoso, bisogni materiali e cibo. Ma la fame più grande che c’è è quella di futuro, e quindi bisogna lavorare per trovare il modo di andare oltre l’emergenza. Per farlo, dobbiamo far entrare la speranza dentro la realtà, tenendo insieme un doppio sguardo, dal basso delle risposte ai bisogni primari e dall’alto di una visione lungimirante. Questo ci chiama a diverse sfide: adottare la generatività sociale come metodo, privilegiare la rete come una potente risorsa, valorizzare le buone pratiche come strumento. Sono tutti assi portanti di un modello welfare promozionale, sartoriale, che sia capace di rispondere ai bisogni, misurare l’impatto che tutte le politiche producono sui destinatari e superare la logica dei compartimenti stagni con un approccio interdipendente. Dobbiamo vincere la sfida di uscire dalla pandemia migliori e tutti insieme, perché nessuno si salva da solo”.
È quanto ha dichiarato Lidia Borzì, presidente delle ACLI di Roma e provincia intervenendo oggi pomeriggio al web talk dal titolo “La qualità della vita nella Capitale oltre l’emergenza” volto ad analizzare l’impatto dell’emergenza Covid-19 nella Capitale e sulle Buone Pratiche attivate in questo periodo per rafforzare la coesione sociale.
L’evento si svolge nell’ambito della decima edizione il Festival della Dottrina Sociale della Chiesa promosso dalla Fondazione Segni Nuovi quale luogo di confronto tra cattolici impegnati nel lavoro, nel sociale e in responsabilità pubbliche per ritrovarsi, riconoscersi, condividere timori, idee, speranze e azioni facendosi ispirare l’uno dall’altro. Un’edizione speciale che per la prima volta si svolge in versione diffusa, oltre a Verona, sede storica, in 20 città italiane, ma anche la prima senza il suo storico fondatore mons. Adriano Vincenzi, venuto a mancare prematuramente poco meno di un anno fa. RomaXFestivalDSC 2020 – Memoria del Futuro – Benessere della famiglia e complessità urbana è il tema dell’edizione romana che ha previsto una tre giorni ricca di iniziative, realizzate e promosse nel rispetto delle misure di sicurezza sanitaria per il contrasto della diffusione del COVID-19 che hanno toccato diverse tematiche che mettono al centro la qualità della vita e la complessità urbana.
Ha moderato l’incontro il giornalista del Corriere della Sera, Paolo Conti. Sono intervenuti, tra gli altri, Don Francesco Pesce, incaricato Pastorale sociale e del lavoro Diocesi di Roma e Carlo Cellamare, prof. urbanistica presso la Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università La Sapienza di Roma. In occasione del web talk sono state presentate le best practices messe in campo durante l’emergenza. I lavori sono stati conclusi da Marco Marcocci, presidente Confcooperative Roma e Lazio.
“Questa città – ha commentato Carlo Cellamare, prof. Urbanistica presso la Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università La Sapienza di Roma – è incredibilmente ricca di energie importanti, anche nelle periferie più difficili. Ci sono iniziative, protagonismo sociale, anche a dispetto dell’immagine negativa che abbiamo. Si reagisce alle situazioni più dure, le persone vogliono dare dignità al luogo in cui vivono, si riappropriano di spazi, organizzano attività e iniziative sociali. Per me oggi le periferie di Roma, e del mondo, sono contemporaneamente luoghi di difficoltà e vitalità, c’è volontà e solidarietà. Sono luoghi di produzione culturale, dove si formano le nuove idee, ed è quindi importante valorizzarle e supportarle, inserendole in un progetto di futuro”.
“Stiamo vivendo – ha detto Don Francesco Pesce, incaricato Pastorale sociale e del lavoro Diocesi di Roma – in un momento negativo, ma c’è bisogno di speranza e quindi dobbiamo abitare con gioia anche questo tempo, sebbene difficile. Anche in questa situazione di «deserto» lo Spirito ci permette infatti di realizzare incontri sorprendenti, come è capitato a tutti noi in questi mesi, fosse stato anche un incontro con noi stessi più profondo. Questo è quindi il tempo in cui bisogna facilitare gli incontri, rendere più facili le relazioni. In questo momento storico tanti uomini hanno sete di Dio, e Dio è la fonte della speranza. Il nostro compito è quindi annunciare Gesù, è questa la nostra vocazione cristiana”.
“Dice Papa Francesco – ha concluso Marco Marcocci, pres. Confcooperative Roma e Lazio – che peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla. Abbiamo bisogno di esperienze di normalità, di tante belle realtà quotidiane con cui superare l’emergenza, con cui costruire reti di sostegno per riprendere i nostri sogni e lavorare per incarnare la speranza nella normalità. Memoria del futuro per non perdere la storia che ci sta portando a costruire un domani migliore, per le nostre famiglie e per le nostre comunità”.