Grande partecipazione alla tavola rotonda “Tornare alla vita, tornare al lavoro” che si è svolta lo scorso 9 aprile presso la Sala Pietro da Cortona ai Musei Capitolini.
Oltre 120 persone hanno assistito all’interessante dibattito organizzato dalle Acli di Roma in collaborazione con la Commissione delle Elette di Roma Capitale e il Nucleo Acli-Acea sul tema del sostegno alle donne che riprendono l’attività lavorativa dopo aver terminato un percorso terapeutico per guarire da malattie gravi.
L’incontro è iniziato con la lettura della lettera del Ministro Lorenzin che, non avendo avuto la possibilità di essere presente, ha fatto pervenire il proprio saluto e la propria vicinanza.
A seguito della proiezione del filmato “Tre donne” di Gabriele Muccino, incentrato sui temi in oggetto, sono intervenuti il direttore di Ginecologia Oncologica del Policlinico Agostino Gemelli, il prof. Giovanni Scambia, la presidente della Commissione delle elette di Roma Capitale, on. Daniela Tiburzi, Donatella Bruno e Francesca Catalano in rappresentanza della CGIL e UIL di Roma e Lazio, Vitaliano Taccioli presidente CUG per le Pari Opportunità e Matteo Mariottini, Direttore Patronato ACLI di Roma
Al presidente delle ACLI di Roma e Provincia, Lidia Borzì è spettato il non facile compito di concludere un dibattito ricco di spunti di riflessione e proposte concrete.
Coordinato dalla giornalista di Tv2000, Lucia Ascione, il dibattito è stato, inoltre, arricchito dalle testimonianze di Federica e Paola due donne lavoratrici che hanno raccontato cosa accade quando arriva una malattia capace di sconvolgerti la vita.
A cornice dell’evento ci sono i dati sono emersi da un campione di 11 mila domande che sono state presentate al Patronato Acli di Roma da parte di donne in età lavorativa (ossia tra i 30 e i 65 anni) riguardanti la tutela della malattia.
Dal 2013 ad oggi nella Capitale oltre 200 donne si sono rivolte al patronato ACLI per chiedere la tutela della propria invalidità contratta in ambito lavorativo (1,87% del campione totale).
Il resto dell’indagine evidenzia come nella Capitale, inoltre, sempre più donne si ammalano e sono costrette a richiedere a lavoro lo status permanente di malattia e le cure assistenziali previste a tutela dell’invalidità sopraggiunta per cause non di origine lavorativa (Invalidità civile, Invalidità erogate dagli enti previdenziali sulla base ai contributi versati). Una grossa parte (28,05%), infatti, riguarda la consulenza e assistenza (anche in sede di contenzioso sia amministrativo che in giudizio, come del resto anche in tutti gli altri casi) per l’ottenimento di prestazioni economiche temporanee legate allo stato di invalidità oppure malattia, ma anche maternità.
Ben 2145 (19,30%) sono state le istanze presentate per il riconoscimento dello stato di handicap ex L.104/92, mentre 1073 (9,65%) le istanze di permessi mensili e congedi straordinari legati allo stato di handicap.
Del campione selezionato, quasi il 90% (88,68) sono cittadine italiane, solo il restante 11.32% cittadine straniere; il 32,08% ha più di 50 anni, mentre il restante 67,92% ha meno di 50 anni (dai 30 ai 50).
Solo poco più della metà del campione sono donne coniugate (52,34%), quindi poco meno della metà sono donne “sole” (47,66) (divorziate, separate, vedove, nubili).
A poco più di un mese dalla Giornata internazionale della donna si è voluto riaccendere l’attenzione su un aspetto del grande tema del lavoro che coinvolge l’universo femminile perchè numeri nascondono storie di sofferenza spesso associate a solitudine e smarrimento, storie che non possono avere voce solo in una giornata dell’anno.
Una malattia grave oltre ad avere effetti devastanti nell’ambito lavorativo impatta fortemente anche nella vita di coppia: le probabilità di separazione o divorzio però, sono 7 volte superiori nel caso sia la moglie ad ammalarsi. Circa il 12% delle coppie va incontro a divorzio o separazione se uno dei due coniugi sviluppa un tumore. Ma ben il 21% delle coppie tende a separarsi quando ad ammalarsi è lei.